Dalle università al venture building: nuovi strumenti e opportunità per giovani imprenditori

Opportunità per giovani imprenditori, dal venture building allo startup studio

Secondo le ultime rilevazioni di Infocamere-Unioncamere, dal 2011 al 2023 il tasso di imprenditoria giovanile in Italia è diminuito lentamente ma in maniera costante, fino a raggiungere una perdita totale stimata in oltre 42 miliardi di euro di “mancato PIL” e 165 mila imprese in meno rispetto all’inizio dello scorso decennio.

 

Tuttavia, se è vero che negli ultimi anni abbiamo assistito a un calo generale del numero totale di imprese guidate da giovani imprenditori, nondimeno si sta ampliando la gamma di servizi e strumenti a supporto di iniziative imprenditoriali nel nostro Paese.

 

Il ruolo delle università e degli spazi di coworking nel favorire l’incontro di persone e di idee

 

Nell’ambito della formazione universitaria, un elemento di novità rispetto al decennio scorso è l’introduzione – da parte del MIUR – dei “Contamination Labs”, insieme alla creazione di nuovi corsi e laboratori – soprattutto nelle facoltà di Ingegneria ed Economia – tramite cui gli studenti possono avvicinarsi alla cultura dell’imprenditorialità. All’interno di questi corsi e laboratori “misti” i giovani possono così fruire di luoghi fisici e virtuali dove apprendere le principali metodologie imprenditoriali, entrare in contatto con imprenditori e founder, instaurare dei rapporti di ideazione condivisa con studenti di diverso background per sviluppare nuove idee, potendo anche fare leva sulle infrastrutture e il network dell’Università sul territorio.

 

Lo stesso elemento di “contaminazione positiva” si può ritrovare anche all’interno degli spazi di coworking, proliferati in seguito alla pandemia, dove studenti e neolaureati possono entrare in contatto con professionisti di altre discipline con cui poter condividere idee, progetti e obiettivi imprenditoriali.

 

La crescita dei corporate venture builder e degli startup studio, insieme all’offerta di incubatori e acceleratori “tradizionali”

 

Se coloro che hanno già maturato un’idea di business possono da anni contare su una vasta rete di incubatori e acceleratori su tutto il territorio italiano, funzionale a sostenere lo sviluppo del loro progetto dalla fase di prototipazione al lancio sul mercato, al tempo stesso si stanno diffondendo nuovi servizi per le nuove generazioni di imprenditori. È il caso degli startup studio e dei corporate venture builder che, come confermato dall’Open Innovation Lookout 2023 del Politecnico di Milano (alla quale Cariplo Factory ha contribuito in qualità di partner della ricerca), possono fungere da volano per la diffusione di competenze imprenditoriali in un contesto socio-economico in forte evoluzione.

 

Gli startup studio, in particolare, possono offrire un buon compromesso tra chi ha il desiderio di mettersi in proprio e l’esigenza di trovare contatti e risorse in maniera più strutturata. In questo contesto, giovani di talento e con un alto livello di formazione possono aspirare a ruoli fattivi all’interno di startup in cui la costituzione del team e il reperimento delle risorse sono supportate dalla struttura dello studio stesso.

 

Nel caso del corporate venture building, invece, lo sviluppo di nuove “venture” all’interno delle aziende può portare un numero crescente di professionisti e dipendenti a sviluppare competenze e sensibilità imprenditoriali, potendo contare sulle risorse e il sostegno dell’azienda in cui operano.

 

Infine, è importante ricordare che – come testimoniato dal Rapporto di ricerca 2023 del Venture Capital Monitor (VeM) – negli ultimi anni il Venture Capital ha raggiunto volumi rilevanti per il nostro Paese: se è vero che il 2023 ha visto una leggera contrazione rispetto all’anno record del 2022 (330 operazioni e 1,4 miliardi di euro di valore rispetto a 370 round per 2,2 miliardi), è anche vero che la disponibilità di capitali pazienti è cresciuta significativamente, condizione fondamentale per favorire il lancio di nuove imprese anche da parte dei più giovani.

 

 

Gli ostacoli “invisibili” secondo il Global Entrepreneurship Monitor, e le nuove motivazioni rilevate dall’Ipsos

 

Se tutti gli elementi sopra citati lasciano ben sperare, questo insieme di condizioni favorevoli si scontra con inerzie tuttora esistenti. Come indicato dall’edizione 2023 del Global Entrepreneurship Monitor (GEM), l’Italia rimane ancora oggi un Paese relativamente in ritardo per quanto riguarda le complessità di ordine burocratico, gli alti costi di avviamento di un’impresa e una disponibilità di capitali di rischio al di sotto della media europea.

 

A questi elementi di relativa debolezza si aggiunge una sostanziale diseguaglianza nelle possibilità di accesso a strumenti pro-imprenditoriali nelle aree a minor densità industriale e la persistenza di una cultura che tende ancora a stigmatizzare il concetto di “fallimento”, a partire dalle scuole. Se è vero che la “failure culture” si caratterizza come elemento imprescindibile per fare impresa, il concetto di fallimento dovrebbe essere proposto come caratteristica naturale in una narrazione della gestione di impresa che pone al centro i problemi come fonte di nuove opportunità e si focalizza su un problem solving attivo e strutturato.

 

Rispetto a dieci anni fa, tuttavia, oggi sono aumentate non solo le alternative, le metodologie, i capitali disponibili, l’accesso alla conoscenza e i player specializzati nel favorire coloro che desiderano diventare imprenditori, ma sono anche cambiati gli stimoli e le motivazioni. L’ultimo report di Ipsos rileva, non a caso, una crescita dello “spirito imprenditoriale della Generazione Z”, caratterizzata dalla volontà di “creare opportunità piuttosto che aspettare che queste si presentino” e dalla forte “passione per l’innovazione e il desiderio di fare la differenza”. Più che la ricerca del profitto, o la fuga dalle limitazioni annesse al lavoro dipendente, la nuova generazione è la stessa che oggi chiede agli Stati e alle aziende di sviluppare soluzioni più sostenibili, etiche, trasparenti, accessibili delle attuali.

 

Sono questi giovani, in conclusione, che potrebbero da un certo momento in poi decidere di creare in proprio nuove soluzioni per il mondo di domani. Ed è importante che il contesto li metta sempre più nelle condizioni di farlo.

 

 

Luisa Caluri

Innovation Manager